Visualizzazione post con etichetta memoria. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta memoria. Mostra tutti i post

venerdì 11 settembre 2009

the last time the next time

Averla incrociata quattro volte in tre anni è in fondo troppo poco per considerare in azione uno scellerato piano del Fato. La cosa certa è che quelle quattro volte sono rimasto senza parole. Ha qualcosa di totalmente magnetico, una carica di segno opposto alla mia. Mi ero ripromesso di conoscerla qualora l’avessi incontrata di nuovo. Ma anche ieri mi sono mancate le parole. Il dubbio è se ella sia il destino o l’araldo di una più annichilente sventura. La prossima volta…

giovedì 14 maggio 2009

Veleno

Ogni fibra delle mie carni è colma di veleno, intossicato dal vuoto. Perchè tutto ciò che dovrebbe esserci non c'è, tutto quello che potrebbe essere non è, e lo spazio concavo si riempie di pus e di vermi. Tossine che si sommano a tossine, mentre è difficle smaltirle. Veleno. Quanto riesci a sopportare, prima che incomincino le convulsioni? Rivoltante. Nessuno te lo ha ancora detto, questo. Ma il tempo tende a correggere gli errori di questo genere.

lunedì 11 maggio 2009

Scrittura poco sacra

C’è stato un tempo in cui ero capace di scrivere in modo comprensibile, allegro e gradevole. Con un buon numero di parole potevo, ad esempio, descrivere in termini realistici una giornata. Mentre ora tendo ad essere sintetico, esoterico, e, in mancanza di un termine che riesca a descrivere in maniera più appropriata lo stile che tendo ad usare, opaco. Perché non riesco più a ritrovare quel distacco che sarebbe necessario a trasformare la vita che mi circonda in un quadro variopinto di parole e punteggiatura.
Per caso, pochi minuti fa, ho ritrovato un file in cui descrivevo una gita in montagna. Non mi ricordavo neppure di averlo scritto e, da principio, mi sono chiesto chi ne fosse l’autore. Continuando a leggere ho ritrovato alcuni accenni che non potevano che indicare che proprio io ne fossi l’autore.
Ho sentito parlare di farmaci che fanno perdere selettivamente la memoria, come la pillola di Torchwood. Se non l’ho già presa, mi piacerebbe provarla. Anche se, come dice quella poesia sulla reincarnazione, le ultime parole ad ogni mia morte sono state una bestemmia.Mi piacerebbe, a questo punto, fare una cosa che non ho mai fatto: iniziare a tenere un diario che registri i fatti, che li racconti, che li oggettivizzi, cristallizzati al di fuori di me. Magari nel modo più semplice. Soggetto, verbo, complemento se serve. E solo qualche commento e qualche a parte di rinforzo. Ma so già che mi perderò anche in questo proposito. Non lascerò nulla diero di me che incomprensibili parole. Se la chiave ultimamente sono un pugno di canzoni di Robert Calvert, domani o ieri le fonti cono talmente oscure o autoreferenziali che anch’io, a volte, mi ci perdo.

lunedì 29 settembre 2008

Ultimo Giorno

La iato che potrebbe diventare permanente inizia domani, e già sento la paura, la paralizzante sensazione di vertigine, la voglia di scomparire. E mentre il primo che passa ti può portare via, un clone traditore gonfio di birra cruda, non verserai neanche una lacrima per me: non farai altro che andare avanti senza accorgerti d'alcunchè.

mercoledì 10 settembre 2008

FEELS like RAIN

Woke today, felt your side of the bed
The covers were still warm where you'd been laying
You were gone, my heart was filled with dread
You might not be sleeping here again

But it's alright cause I love you, and that's not gonna change
Run me round, make me hurt again and again
But I'll still sing you love songs written in the letters of your name
Brave the storm to come, for it surely looks like rain

Did you ever wake up to the sound of streetcats making love
You would guess from their cries you were listening to a fight
But you know, hate's just the last thing they're thinking of
They're only trying to make it through the night

I only want to hold you, I don't want to tie you down
Or fence you in the lines I might have drawn
It's just that I've gotten used to having you around
My landscape would be empty if you were gone

But it's alright cause I love you, and that's not gonna change
Run me round, make me hurt again and again
But I'll still sing you love songs written in the letters of your name
Brave the storm to come, for it surely looks like rain

Yes it looks like rain, surely looks like rain
Turnin grey and it looks like rain
Here it come again, here come the rain...
Well it looks like rain and feels like rain
Here come the rain...
All my life I've seen rain and I've seen rain...
Rain, rain, go away, I can't take no more rain today...
I can't stand the rain...

(Bob WEIR)


martedì 19 agosto 2008

Aura

Sul computer di casa c’è una cartella nascosta, che non so neanch’io perché l’ho nascosta, che si chiama correspondance. Raccoglie le email che mi scambiavo con Laura dell’università. Mi ero quasi dimenticato che esistesse, la cartella, la corrispondenza e l’aura stessa. Poi sabato mi è ritornato. Visualizza file nascosti e di sistema. Ma poi ne ho aperta solo una. Da me a l’ei. Ma non l’ho letta neppure tutta. C’era qualcosa nel linguaggio che era come non m’appartenesse. Ero in piena età del compromesso. Se non nei momenti in cui irrompeva la Visione di Anna, cosa che m’annichiliva per giorni e giorni, scivolavo sulla vita come un pinguino sul ghiaccio. Non l’ho letta neppure tutta e sono tornato a non visualizzare file nascosti o di sistema. Di Laura dell’Università, peraltro, e da qualche parte l’ho già scritto, non mi ricordo neppure il volto o il corpo. Sarebbe un colpo rincontrarla, riconoscendola d’improvviso, ed in quel momento andare a visualizzare file nascosti o di sistema sepolti così nel profondo della mia memoria. Laura mi piaceva ed è spiacevolmente particolare che non riesca più a darle un volto.

martedì 5 agosto 2008

Anticlima

"Chiunque tranne te"

domenica 20 luglio 2008

CANTATA


Cito a memoria da una cantata del periodo romano di Handel:


Perchè non dona ad altri

le sue acque il fiume?

Perchè al mare le promise

giovedì 3 luglio 2008

An android

A metà degli anni ottanta del secolo scorso, ci si assembrava di fronte al portone della scuola per dieci minuti, un quarto o mezz'ora, attendendo che s'aprisse al suono della campana. Di quell'assembramento ricordo poco e niente. Eppure è stato per tre anni di fila, 9 o 10 mesi l'anno. Pochi volti di quelli che dovevano essere dai duecento ai trecento bimbi adulti. Neanche dei miei compagni di classe ho una memoria certa, forse di quattro o cinque... Gli altri non hanno lasciato traccia. Lei me la ricordo, anche perchè all'epoca non era solo tra le migliori, ma era La Migliore, la Queen Bitch. Era un'epoca in cui non tutte le ragazzine erano fighe. Anzi, era proprio il contrario. Era l'incrocio tra goffagine preadolescenziale ed abbigliamento che allora creava un risultato del tutto opposto a quanto produce oggi. Comunque Lei era la migliore.
Ora, io ammasso d'ormoni e d'adipe qual'ero, non ricordo alcunchè. Lei, che si è mantenuta abbastanza bene (non c'è paragone, comunque: cristallizza ancora il fascino d'allora) di me si ricordava...
Oggi l'ho intravista appanchinata con un tipo. Che altro non dovrebbe essere, ma ne ho solo intravisto la sagoma, un mio compagno di scuola. Dei cinque anni successivi. Per quanto si tenti di far finta di nulla, la gabbia della realtà non ha confini molto grandi.