martedì 27 novembre 2007

Suicidio di parole

Sono passati tanti giorni, tante notti, troppe lacrime. E mentre sto perdendo tutto, non riesco a mantenere le distanze. Va beh, è finita, tanti saluti, addio.
Sudicio suicidio tra vasche e nei suoi occhi, non piangere, serpenti. Alla fine sulle le deserte sponde del mio secolo, non rimarrà altro che strapparmi il cuore.

venerdì 16 novembre 2007

tattoo

Passeggiando verso casa, nella prima notte fredda d'autunno, ripenso a quanto ho e a quanto non potrò mai avere. Il centro città è deserto, il pallore gelido di novembre che si mescola con il giallo alogeno dei lampioni. Uno strano senso di quiete comincia a circolare come brezza tra le dita intirizzite della mia mano destra. Il disegno di un demone dalle forme di fanciulla, stretto ad un cuore sanguinante, il mio, circondati, il cuore ed il demone, dai rovi di un roseto, si vuole tatuare sulla mia spalla e scendere lungo il mio braccio.

lunedì 12 novembre 2007

Moonday

Il freddo accarezza la ruvida superficie delle mie ossa, gli ultimi giorni della scorsa settimana un tormento. Ho chiesto quanto ho scritto non avrei avuto il coraggio di chiedere. La risposta, attesa, è stata negativa. La reazione è stata, attesa, una riproposizione della domanda. In un momento particolare, di involuta evoluzione, ho bisogno di almeno una porta chiusa e lucchettata, anche se rimarrò battendo, al di qua della soglia, sulle tavole di legno grezzo, levigate appena dalla vernice a smalto, piangente. Il fiume che, più in là, scivola gelido sotto la crosta del ghiaccio, scorre invisibile nascosto dalla neve che ricopre il terreno soffice del sottobosco, pineta incantata, larici ed abeti come cupole e minareti. Mi ricordo di un sogno in cui tutto si risolveva, anche se a distanza di anni. Le visioni allora erano postindustriali. Palazzi di cemento armato e terrapieni d'asfalto. Un altro sogno, un altroterrapieno, parcheggio deserto d'asfalto rovente senz'ombra. Creatura d'incubo, perfettamente simmetrico, con i suoi shorts e gli stivali da padre pellegrino, la cannottiera ed i capelli unti, neri, la fascia da tennista. E gli occhi identici e maligni. L'aveva portata via con se, con anoressica fluidità. Malgrado gli appelli, lei consenziente. Nessun sogno oggi, solo segni del reale, simboli ed astrazioni che in un divenire logico mi elidono.

venerdì 9 novembre 2007

Freeday

Alcune serate sembrano lineari e quasi indifferenti. Ma il mattino dopo c'è una stretta allo stomaco, un peso sul cuore. Una volta scrissi, non qui, che c'era un demone aggrappato al mio cuore e, grazie a C., aveva iniziato a stringere. Il fatto che ieri sera lei non ci fosse, malgrado avesse detto che avrebbe potuto raggiungerci in ritardo, cosa peraltro legittima, ed ha mandato anche a me il sms di rinuncia, non l'ho accusato subito, ma... Non riesco a uccidere l'illusione, non riesco a rinunciare a credere, anche se sono convinto e cosciente dell'impossibilità del tutto, dell'irrealtà di una vita appagata e felice. Vorrei chiederle un'ora o due del suo tempo per parlarle, per... Ma non lo farò, ma... Non c'è futuro.

giovedì 8 novembre 2007

CIMITERO

Poco più di dieci anni fa sono arrivato ad un compromesso con me stesso, ho deciso di accettare il fatto di essere infelice per natura e definizione in cambio di ricevere nell'interazione con il mondo un poco di serenità. Nel momento in cui, circa un anno fa, ho scelto di illudermi che potesse essere possibile non sottostare alle regole che governano le relazioni tra le persone di oggi, in breve ho perso la serenità. Mi sono trovato a questo punto infelice senza niente in cambio. Il dolore che lacera il mio ventre, questa vertigine onirica che accompagna ogni mio passo, l'assenza di un sorriso sincero nel mio trovarmi di fronte allo specchio, sono dimensioni che non riesco più a sopportare. Mi stanno mangiando dentro.
Cammino in un cimitero di cui conosco ogni inumato, le lapidi dei miei futuri impossibili che ridono.