martedì 28 agosto 2007
a claudia 3 o 1 bis
Domenica ho conosciuto un momento topico-epifanico-catartico. L’antefatto si svolge tanto tempo fa, i capelli a caschetto, le zampe di elefante e, ci si creda o meno, una magrezza preoccupante. Era alla fine degli anni settanta oppure il 1980. Doveva essere un weekend oppure un pomeriggio senza scuola (all’epoca frequentavo le scuole delle suore e mi fermavo lì a mangiare e poi a giocare al pomeriggio) ed ero a casa di una delle nonne, non mi ricordo quale, e di fatto non è un’informazione fondamentale ai fini del ricordo. La materia del ricordo proviene da uno schermo televisivo. Una massa che si rimpicciolisce sino a scomparire, persone che entrano in una “cabina telefonica” che scompare, la stessa cabina che si materializza in uno spazio bianco e asettico, corridoi bianchi e persone con tute bianche. Uno di questi ultimi tiene sempre una mano in tasca e quanto la tira fuori… è ricoperta da un’inquietante schiuma verde e bianca che nasconde un qualcosa di chitinoso. Stop. Il resto alla prossima puntata. Che non riuscirò a vedere o non sarà messa in onda, ovvero non riuscii a vedere o non fu messa in onda. Nel ricordo rimane una faccia terrorizzata di una persona che sta mutando, quella mano, quella schiuma, e lo nascondendo agli altri. Un qualcosa d’irrisolto. Un senso d’incompiutezza.Ho cercato negli anni successivi di attribuire quei ricordi ad un programma preciso. Nella seconda metà degli anni ’80 pensavo fosse un serial BBC e al successivo film Hammer “L’esperimento del dr. Quatermass”. Ho poi scoperto di sbagliarmi (tra parentesi: sono entrambi in bianco e nero, degli anni 50 ed il serial lo trasmettevano in diretta senza registrarlo). Poi più nulla. Ogni tanto mi tornava in mente, sospiravo e facevo spallucce. Un ricordo, confuso, dell’infanzia. Uno dei pochi, peraltro.
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