giovedì 18 ottobre 2007
La Figlia di Castrovalva
Ascoltando le avventure della figlia di Castrovalva non potevo fare a meno di essere assalito da una vaga tristezza. Affermare che non fossi innamorato un poco di lei sarebbe stato dire una bugia, mentre non potevo giurare d'amarla. Ma qualunque cosa io provassi nei suoi confronti, era di fatto ininfluente, perchè, comunque, volere qualcosa di più che qualche racconto delle sue avventure, sarebbe stato perderla. La cosa che però mi faceva più male era la facilità con cui lei si concedeva ai cloni. La sfacciatagine del clone è un qualcosa di inquietante. Il clone ha sempre sulle labbra le parole giuste. La figlia di Castrovalva parla con tutti, sorride ed accetta gli inviti. Forse è troppo facile interessarla, forse la costante volatilità dei suoi sentimenti viene scambiata per facile arrendevolezza, tant'é che fa apparire a esseri umani come me quanto sia liquido muoversi nell'universo dei cloni, come ci siano poche regole e molta libertà, anche se so che questo non è altro che un sintomo di decadenza della nostra civiltà che si sta dirigendo a lunghi passi verso il confine estremo della Fine del Tempo. Non so se c'è un'anima che m'attrae oppure se anch'io come altri sia preso da quella strana malia che la circonda come ragnatela, so solo che con la figlia di Castrovalva mi trovavo bene, che a lei ho detto cose che non ho mai detto a nessuno, che è cresciuta sino a diventare un paradigma di donna con cui trascorrere una vita. L'avrei persa prima o poi...
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